Il colore del sale

Quanti sali conoscete? Se per le nostre nonne il sale era grosso o fino, e basta, negli ultimi anni, grazie anche ai tanti chef in tv e sui giornali, abbiamo scoperto che la parola “sale” non va usata al singolare, ma al plurale. Di sali infatti ce ne sono tanti, ognuno con una sfumatura di colore diverso e con caratteristiche particolari che lo rendono più o meno adatto a un tipo di piatto. Molti richiamano a posti esotici e sconosciuti, il sale blu di Persia, il sale nero di Cipro, o il sale viola Kala Namak.

E per le grigliate?

Come sempre ogni chef ha le sue preferenze, ma tra i più consigliati c’è  il sale rosa dell’Himalaya, estratto a mano nelle miniere di Kewra, le più grandi miniere di sale al mondo nella storia dall'era secondaria. Un sale di 250 milioni di anni, di origine vulcanica e particolarmente ricco di ferro, che viene usato anche nelle spa per le sue proprietà curative, per problemi respiratori e muscolari perché stimola la circolazione e rimuove le tossine dal corpo.

Il sale rosa dell’Himalaya è oramai abbastanza conosciuto e facile da trovare. Se invece  volete proprio stupire, cercate l’Alaea, il sale rosso delle Hawaii, che deve il suo nome al fatto di provenire  da  un’argilla di colore rosso di origine vulcanica ricca di ferro.

Siete curiosi di scoprire quanti altri tipi di sale esistono? Vi consigliamo una lettura interessante: Sale, un pizzico non vale l’altro, un bel libro del 2007 edito dal Gambero Rosso e scritto da Fabio Fassone e Stefani Barzini.